JavaScript è il linguaggio di programmazione più incompreso del mondo, tanto che neanche chi ci programma, spesso, ha la consapevolezza di quali siano i suoi limiti. Con limiti non intendo indicare le limitazioni, che pure sono presenti, ma i suoi confini.
Non è un linguaggio semplice da utilizzare, da un lato perché è un linguaggio potente ed espressivo, dall’altro perché i tentativi dei progettisti di renderlo amichevole hanno, a mio parere, reso più difficile per chi si occupa di programmazione gestirlo al meglio.
Breve escursus storico
In principio era il Browser. Il più vecchio che ricordi di aver mai usato è Mosaic, un programma molto semplice che non prevedeva il supporto a JavaScript ma mostrava già tutte le potenzialità del web a chi era abituato a dividersi tra gopher, ftp e fidonet.
In seguito venne Netscape e, con esso, la prima incarnazione di JavaScript. Si trattava di una rivoluzione nella rivoluzione di cui non avevo ben compreso in mezzo alla confusione che regnava sovrana negli anni ’90 del secolo scorso. Tra Applet Java e pessime implementazioni degli interpreti associati ai browser JavaScript si costruì la pessima, e non del tutto immeritata, fama che lo accompagna ancora oggi.